UNA RISPOSTA AI LETTORI DI “CIVIUM LIBERTAS”
di Filippo Giannini
Il mio precedente articolo “il Partito Fascista Repubblicano e Giulietto Chiesa” ha trovato riscontro nel blog “Civium Libertas” e alcuni lettori hanno posto sia delle osservazioni sia delle critiche. Proverò a rispondere alle une e alle altre.
Poco dopo il termine del Secondo conflitto mondiale, nel 1947, per ordine dei “liberatori” (dietro ai quali, ripeto, c’era la grande finanza e il capitale internazionale) ci fu imposta una commissione parlamentare incaricata ad indagare su gerarchi, Prefetti, alti funzionari circa loro ipotetici“illeciti arricchimenti” negli anni del Ventennio. La commissione parlamentare era presieduta dallo “stalinista” Umberto Terracini.
Sempre sotto la spinta degli stranieri vincitori, i quali più di qualsiasi altra cosa volevano la distruzione completa di ogni idea di Fascismo, vennero inquisiti 5005 fra gerarchi, alti funzionari, Prefetti che avevano svolto attività nel corso dell’infausto regime. Lo scopo, era ovvio: squalificare il Fascismo in modo definitivo, dimostrandone la corruzione del sistema.
Grande fu lo scorno quando, dopo mesi e mesi di indagini, condotte in un clima di accanita caccia al fascista, non uno solo degli inquisiti risultò penalmente perseguibile. Quando questo beffa si stava concludendo, sui giornali dell’epoca apparve una scritta esultante: “Trovato il tesoro di Italo Balbo”. Si trattava di una cassetta riposta in una banca a nome, appunto, del grande trasvolatore. Quando gli inquisitori andarono ad aprire il “tesoro” trovarono solo una “Sciarpa Littoria”, guadagnata, appunto da Italo Balbo.
Sarei spinto, a questo punto, a cessare il mio intervento in quanto comparare questo aneddoto con l’attuale “sistema” mi porterebbe ad amarissime considerazioni, e considerare concluso il mio intervento. Ma non credo che questo sarebbe opportuno, di conseguenza amplio, anche se di poco, le mie osservazioni.
Il Fascismo era una religione, un modo di vivere che la generazione di oggi non potrebbe comprendere. Essa naviga nella corruzione e delle menzogne più sfrenate, l’una e le altre necessarie per confondere le idee del popolo e continuare, così, a ingannarlo e tradirlo, unico modo perché l’attuale classe politica (oggi ben individuata in “casta”) possa perseverare nel ladrocinio.
Durante il Ventennio fascista furono compiuti dei veri e propri miracoli, ma ricordarne anche solo alcuni richiederebbe quello spazio che non posso pretendere.
Mi piace però citare solo un paio di quei miracoli, quelli che a me sono più cari; quelli, cioè che riuscirono a pacificare due grandi avversari: il lavoro e il capitale.
Lo Stato Corporativo Fascista riuscì a far superare, prima e meglio di qualsiasi altro Stato, la grande crisi iniziata nel 1929. Con queste parole Zeev Sternhell, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, descrive quell’”eccezionale fatto” (“La Terza Via Fascista”, pag. 128):. L’autore continua: . Il professor Sternhell aggiunge: .
Uno dei lettori del “Civium Libertas” ha scritto, oltretutto in modo stupidamente villano, che parlare di Fascismo significa far ridere i polli. Questo lettore appartiene alla grande schiera dei truffati, quindi è solo da compiangere, ma augurarsi che apra gli occhi e la mente e studi, studi e, ancora, studi quel grande fenomeno che appartiene a tutti noi italiani: il Fascismo e di quel grande uomo, che tutto il mondo ci invidiò e che Winston Churchill stesso così definì la sua attività:.
Nicola Bombacci, il fondatore con Antonio Gramsci del Partito Comunista d’Italia, dopo la più che deludente esperienza negativa in Urss, rientrò in Italia e volle morire accanto al Duce e, accanto al Duce fu esposto appeso per i piedi a Piazzale Loreto. Ebbene Nicola Bombacci scrisse e dichiarò che solo Mussolini avrebbe portato il vero socialismo. Infatti lo Stato Corporativo era un ponte di passaggio dalla “Carta del Lavoro” del 1927, con la quale, per la prima volta nella storia mondiale venivano codificati i diritti del lavoratore, e la “Socializzazione”, legge emanata nel 1943. In poche parole: “Partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali e alla partecipazione degli utili”. Per la prima volta nella storia della vita sociale, i lavoratori sono gli arbitri del loro domani, ma essi hanno un grande nemico: il capitalismo e chi ad essa si oppone per miserevoli interessi politici, di centro, di destra e di sinistra.
Tutto questo sarebbe stata una “mazzata” per il capitalista e per il potere finanziario; e allora si spiega il perché del già citato articolo 17 del Trattato di Pace (ricordato nel mio precedente articolo) e dell’articolo 30 del così detto “Armistizio Lungo”, firmato da Pietro Badoglio sulla nave britannica “Nelson” il 29 settembre 1943. L’articolo recita:.
A seguito di queste imposizioni i politici che subentrarono di centro, di destra e di sinistra dettero luogo allo smantellamento di quel che il fascismo aveva costruito, prima fra tutte la legge sulla Socializzazione. L’abrogazione di questa legge porta la data del 26 aprile 1945. Le aziende vennero così restituite ai “responsabili tecnici della produzione”, ossia, per essere più chiari, ai padroni (art. 5 del Decreto), Decreto che porta la firma di Mario Berlinguer, il padre di Enrico, l’uno e l’altro “difensori dei diritti dei lavoratori”.
si chiede Paul Gentizon, il più grande giornalista svizzero, che così scrive: . E’ qui che Paul Gentizon ha sbagliato. Egli non ha considerato che “il Fascismo essendo davanti a noi” (e quindi riproponibile con le opportune variazioni necessarie al periodo storico ben diverso), e possa riportare a minacciare il potere dei padroni delle chiavi delle banche internazionali; ecco spiegato il perché della legge Scelba, della legge Reale, della legge Mancino, succube sentinelle al servizio del potere finanziario e del “Diktat”.
Potrei citare mille e mille altri giudizi, non dico positivi, ma addirittura entusiasmanti sulla figura di Benito Mussolini e, fra questi: Pontefici, uomini di stato, politici, artisti, scienziati e tanti, tanti, tanti altri.
Vorrei chiedere all’on. Giulietto Chiesa: se a Zeev Sternhell, a Winston Churchill, a Paul Gentizon, e ai mille e mille tanti altri, è stato permesso l’esaltazione di Benito Mussolini e del fascismo, perché questo diritto è negato a me?
(George N. Crocker).
Se è vero quanto ha scritto un intellettuale francese (di cui non ricordo il nome):, allora, e ripeto: se questo è vero, sorge spontanea una domanda: o erano imbecilli i nostri padri e nonni, oppure…
A voi la risposta.
di Filippo Giannini
Il mio precedente articolo “il Partito Fascista Repubblicano e Giulietto Chiesa” ha trovato riscontro nel blog “Civium Libertas” e alcuni lettori hanno posto sia delle osservazioni sia delle critiche. Proverò a rispondere alle une e alle altre.
Poco dopo il termine del Secondo conflitto mondiale, nel 1947, per ordine dei “liberatori” (dietro ai quali, ripeto, c’era la grande finanza e il capitale internazionale) ci fu imposta una commissione parlamentare incaricata ad indagare su gerarchi, Prefetti, alti funzionari circa loro ipotetici“illeciti arricchimenti” negli anni del Ventennio. La commissione parlamentare era presieduta dallo “stalinista” Umberto Terracini.
Sempre sotto la spinta degli stranieri vincitori, i quali più di qualsiasi altra cosa volevano la distruzione completa di ogni idea di Fascismo, vennero inquisiti 5005 fra gerarchi, alti funzionari, Prefetti che avevano svolto attività nel corso dell’infausto regime. Lo scopo, era ovvio: squalificare il Fascismo in modo definitivo, dimostrandone la corruzione del sistema.
Grande fu lo scorno quando, dopo mesi e mesi di indagini, condotte in un clima di accanita caccia al fascista, non uno solo degli inquisiti risultò penalmente perseguibile. Quando questo beffa si stava concludendo, sui giornali dell’epoca apparve una scritta esultante: “Trovato il tesoro di Italo Balbo”. Si trattava di una cassetta riposta in una banca a nome, appunto, del grande trasvolatore. Quando gli inquisitori andarono ad aprire il “tesoro” trovarono solo una “Sciarpa Littoria”, guadagnata, appunto da Italo Balbo.
Sarei spinto, a questo punto, a cessare il mio intervento in quanto comparare questo aneddoto con l’attuale “sistema” mi porterebbe ad amarissime considerazioni, e considerare concluso il mio intervento. Ma non credo che questo sarebbe opportuno, di conseguenza amplio, anche se di poco, le mie osservazioni.
Il Fascismo era una religione, un modo di vivere che la generazione di oggi non potrebbe comprendere. Essa naviga nella corruzione e delle menzogne più sfrenate, l’una e le altre necessarie per confondere le idee del popolo e continuare, così, a ingannarlo e tradirlo, unico modo perché l’attuale classe politica (oggi ben individuata in “casta”) possa perseverare nel ladrocinio.
Durante il Ventennio fascista furono compiuti dei veri e propri miracoli, ma ricordarne anche solo alcuni richiederebbe quello spazio che non posso pretendere.
Mi piace però citare solo un paio di quei miracoli, quelli che a me sono più cari; quelli, cioè che riuscirono a pacificare due grandi avversari: il lavoro e il capitale.
Lo Stato Corporativo Fascista riuscì a far superare, prima e meglio di qualsiasi altro Stato, la grande crisi iniziata nel 1929. Con queste parole Zeev Sternhell, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, descrive quell’”eccezionale fatto” (“La Terza Via Fascista”, pag. 128):
Uno dei lettori del “Civium Libertas” ha scritto, oltretutto in modo stupidamente villano, che parlare di Fascismo significa far ridere i polli. Questo lettore appartiene alla grande schiera dei truffati, quindi è solo da compiangere, ma augurarsi che apra gli occhi e la mente e studi, studi e, ancora, studi quel grande fenomeno che appartiene a tutti noi italiani: il Fascismo e di quel grande uomo, che tutto il mondo ci invidiò e che Winston Churchill stesso così definì la sua attività:
Nicola Bombacci, il fondatore con Antonio Gramsci del Partito Comunista d’Italia, dopo la più che deludente esperienza negativa in Urss, rientrò in Italia e volle morire accanto al Duce e, accanto al Duce fu esposto appeso per i piedi a Piazzale Loreto. Ebbene Nicola Bombacci scrisse e dichiarò che solo Mussolini avrebbe portato il vero socialismo. Infatti lo Stato Corporativo era un ponte di passaggio dalla “Carta del Lavoro” del 1927, con la quale, per la prima volta nella storia mondiale venivano codificati i diritti del lavoratore, e la “Socializzazione”, legge emanata nel 1943. In poche parole: “Partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali e alla partecipazione degli utili”. Per la prima volta nella storia della vita sociale, i lavoratori sono gli arbitri del loro domani, ma essi hanno un grande nemico: il capitalismo e chi ad essa si oppone per miserevoli interessi politici, di centro, di destra e di sinistra.
Tutto questo sarebbe stata una “mazzata” per il capitalista e per il potere finanziario; e allora si spiega il perché del già citato articolo 17 del Trattato di Pace (ricordato nel mio precedente articolo) e dell’articolo 30 del così detto “Armistizio Lungo”, firmato da Pietro Badoglio sulla nave britannica “Nelson” il 29 settembre 1943. L’articolo recita:
A seguito di queste imposizioni i politici che subentrarono di centro, di destra e di sinistra dettero luogo allo smantellamento di quel che il fascismo aveva costruito, prima fra tutte la legge sulla Socializzazione. L’abrogazione di questa legge porta la data del 26 aprile 1945. Le aziende vennero così restituite ai “responsabili tecnici della produzione”, ossia, per essere più chiari, ai padroni (art. 5 del Decreto), Decreto che porta la firma di Mario Berlinguer, il padre di Enrico, l’uno e l’altro “difensori dei diritti dei lavoratori”.
Potrei citare mille e mille altri giudizi, non dico positivi, ma addirittura entusiasmanti sulla figura di Benito Mussolini e, fra questi: Pontefici, uomini di stato, politici, artisti, scienziati e tanti, tanti, tanti altri.
Vorrei chiedere all’on. Giulietto Chiesa: se a Zeev Sternhell, a Winston Churchill, a Paul Gentizon, e ai mille e mille tanti altri, è stato permesso l’esaltazione di Benito Mussolini e del fascismo, perché questo diritto è negato a me?
Se è vero quanto ha scritto un intellettuale francese (di cui non ricordo il nome):
A voi la risposta.
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