mercoledì 29 ottobre 2008

LA FABBRICA DELLE MENZOGNE E DELLE CALUNNIE
di Filippo Giannini
<Sarei grandemente ingenuo se chiedessi di essere lasciato tranquillo dopo morto. Attorno alle tombe dei capi delle grandi trasformazioni che si chiamano rivoluzionari, non ci può essere pace. Ma tutto quello che fu fatto non potrà essere cancellato>.
Questa scritta è incisa nel marmo e posta nella cripta dei Mussolini a Predappio.

***
Ci risiamo: si profila un nuovo tentativo dei soliti quaquaraqua (sempre più ladri, sempre più incapaci, sempre più corrotti), di demonizzare l’unico Governo che guidò il Paese senza che, alla fine, lasciasse dietro di se strascichi giudiziari.
E’ di questi giorni la notizia che un ente televisivo stia preparando un filmato incentrato su Ida Irene Dalser, amante di Mussolini e sul frutto della loro relazione: Benito Albino.
Abbiamo seri motivi per ritenere che, come è di regola, tutto sarà falsato, distorto, perché “Mussolini deve morire perpetuamente”.
Proponiamo, allora, un breve excursus storico.
Qualche tempo fa sul settimanale Oggi è apparso un presunto scoop del giornalista Gennaro Di Stefano il quale ha sostenuto che Mussolini percepiva migliaia di miliardi (al valore di oggi) tramite mazzette riconosciutegli dalla Standard Oil americana. L’articolista ha arricchito la clamorosa notizia affermando di essere in possesso di documenti probanti.
E’ una delle tante bufale da dare in pasto alla gente più semplice; infatti il settimanale immediatamente querelato dalla Fondazione Mussolini non ha ancora fornito i documenti richiesti dagli avvocati della Fondazione.
Un altro caso riguarda un articolo di Marco Zeni e pubblicato su Il Giornale di qualche tempo fa, un articolo che ha occupato le due pagine centrali del quotidiano.
Un grande titolo condensa quanto l’autore andrà a sostenere: .
E’ una storiella vecchia trita e ritrita, sostenuta nel dopoguerra da altri storici e presentata come novità da Marco Zeni.
Dobbiamo confessare che sulle prime siamo rimasti colpiti da un documento situato nella parte bassa della pagina 23, dal quale risulta che Mussolini sposò Donna Rachele essendo, però, già sposato con Ida Irene Dalser, una bella ragazza di Sopramonte in provincia di Trento, all’epoca provincia austriaca.
L’articolo inizia con un ampio riquadro in prima pagina nel quale si legge: .
E quando sarebbero state celebrate le nozze? .
Si evidenzia immediatamente un dubbio: in quel periodo Mussolini era un accanito mangiapreti e mai si sarebbe sposato in chiesa. Superato lo stupore viene spontaneo osservare che il documento dovrebbe essere tutt’ora depositato nella parrocchia. dice Zeni, perché .
L’autore non porta nessuna prova di questa manomissione, poi, per come si svilupperanno le cose più avanti, una domanda è spontanea: che ci stavano a fare quelle carte nella pancia del gallo cedrone impagliato?. E chi le avrebbe messe e perché?
Ma andiamo avanti. Il lettore annoti queste date: autunno 1914 e 1925. In questi undici anni c’è un buco che Zeni non colma.
Certamente Ida Dalser ha avuto una vita travagliata, ma, per quanto abbiamo potuto verificare, una vita che lei stessa ha voluto turbare.
Nel lunghissimo articolo Marco Zeni cerca di dimostrare: 1) che la prima moglie di Benito Mussolini fu, appunto, la Dalser; 2) che esiste un documento che attesta queste avvenute nozze; 3) che Mussolini fece internare in un manicomio sia la Dalser che il figlio Albino Benito nato a seguito della relazione; 4) che madre e figlio furono rinchiusi in manicomio pur essendo sani di mente.
Osserviamo:
1) Secondo l’articolista le nozze con la Dalser sarebbero state celebrate in chiesa e i documenti distrutti dalle squadracce fasciste nel 1925. Ma se è vero che il matrimonio fu consacrato nell’autunno del 1914, è altrettanto vero che almeno sino al 1919 di squadracce non ce ne erano neanche l’ombra o, almeno avevano altro a che pensare. Perché in questo buco di almeno cinque anni la moglie legittima non ha presentato istanze per rivendicare le sue ragioni? Inoltre – e ciò non è da sottovalutare – la Dalser sapeva che Mussolini era legato a Rachele Guidi e che da lei aveva avuto una bambina, Edda, nata quattro anni prima del presunto matrimonio. In merito Mussolini così ha scritto ad un suo amico, Cesare Berti: .
2) “C’è un documento che attesta queste nozze”, scrive Marco Zeni. Mussolini sposò Donna Rachele il 16 dicembre 1915, incinta per la seconda volta e concordemente decisero di unirsi in regolare matrimonio: matrimonio registrato con il N° 51 presso il Comune di Treviglio.
Il documento presentato da Marco Zeni, anche se porta la data del 21 ottobre 1916, deve essere stato tratto da qualche registrazione precedente. Perché questa non fu presentata dieci mesi prima per invalidare sul nascere le nozze con Rachele Guidi?
E’ semplice: perché quel documento, anche se è originale, è falso nel contenuto.
In realtà ecco cosa avvenne.
C’era la guerra e il bersagliere Benito Mussolini parte per il fronte il 31 agosto1915. L’11 gennaio 1916 i due amanti si incontrano con il notaio Giuseppe (o Vittorio) Buffali a Milano e, presenti due testimoni, stilano un documento così concepito: .
Questo attestato notarile, pur contenendo una seria inesattezza, tuttavia inficia quanto scritto da Marco Zeni circa il “matrimonio avvenuto nell’autunno del 1914 con la Dalser”, salvo che nel ventre del gallo cedrone impagliato non si celi un altro documento che dimostri la non affidabilità dell’atto del notaio Buffali.
Il suddetto atto notarile, secondo Antonio Spinosa, .
Prima di ripartire per il fronte Mussolini, in cerca di un alloggio per la sua ex amante, l’accompagnò in un modesto albergo di Milano, il Gran Bretagna e, per farla accettare, la Dalser fu presentata come la propria moglie. Il direttore dell’albergo, dopo alcuni giorni, non essendo stato pagato, minacciò di cacciarla. La Dalser allora si rivolse al sindaco di Milano per ottenere un sussidio e in quella occasione dichiarò di essere la moglie di Benito Mussolini. Risultando sul registro dell’albergo quanto asserito sia dalla Dalser che da Mussolini stesso, il Sindaco rilasciò un documento: .
Così alla Dalser venne riconosciuto un sussidio di L. 7,70 per il primo lunedì, e per ogni lunedì successivo L. 2,45.
3) La Dalser dette inizio immediatamente ad una serie di scenate, di pratiche legali e di attacchi a
Rachele. Edda ricorda: .
Ida Dalser era realmente malata di mente? Il primo ad attestarlo è Antonio Spinosa (un Autore tutt’altro che di simpatie mussoliniane), il quale scrive (I figli del Duce, pagg. 23-24): <(La Dalser) si sentì tradita e cominciò a dare segni di squilibrio mentale (…). Già qualche mese prima, durante un’assenza di Benito da Milano, era piombata all’improvviso a Via Castelmaggiore e aveva affrontato la piccola Edda ponendole, fra le urla, una strana domanda: “tuo padre ama davvero questa donna?”, e indicava imperiosamente Rachele, la quale manteneva in tale trambusto una grande calma>.
Forse la Dalser non era malata di mente – nel senso comune del termine – ma, essendo stata ferita nel suo orgoglio di donna agì in modo da apparire tale.
4) E’ innegabile che a Mussolini piacessero le donne e che ne era ampiamente corrisposto. Tuttavia chi pagò il prezzo più alto per le intemperanze della Dalser fu il figlio BenitoAlbino. Per evitare qualsiasi altro incontro con la madre, Mussolini cercò di non avere rapporti diretti con lui, lasciando questa incombenza al fratello Arnando. Albino fu allontanato, al contrario dell’altra figlia naturale, Elena, che rimase sempre accanto al padre sino alle ultime tragiche fasi della Repubblica Sociale.
Come è accaduto per altri Autori, Marco Zeni cerca di insinuare il sospetto che fu per ordine di Mussolini che la Dalser e il figlio venissero rinchiusi in manicomio per farli morire. Evidentemente Zeni confonde Mussolini con Stalin e con Mao Tse Thung, o con Pol Pot o con Hitler. Mussolini mai ordì la soppressione di chicchessia, si immagini di un figlio.
Per concludere. Mentre per la storiografia antifascista il figlio naturale del Duce, Benito Albino, fu ucciso in una clinica per malattie mentali per ordine del truce tiranno, per Giorgio Pini e per Duilio Susmel la storia è completamente diversa. Benito Albino, dopo aver frequentato la Scuola Navale di Livorno ottenne il grado di ufficiale di marina. Scoppiata la guerra si sarebbe imbarcato, nel 1940, su un cacciatorpediniere. La nave venne silurata nelle acque del Tirreno nel 1942 e affondò portando con sé anche il non troppo felice ragazzo.
In definitiva, quali sarebbero gli scopi di Marco Zeni nel suo lunghissimo articolo? Questi sono condensati nell’ultima sua frase: .
Questa sentenza non è molto diversa da quella emessa dall’altro storico Gennaro De Stefano contenuta nel settimanale Oggi, sopra menzionato, il quale dopo aver ricordato le tangenti del Duce, scrive: .
Come dire: Mussolini fu un tangentista, oltre che cinico assassino della moglie e del figlio.
Secondo costoro i tanti che, ancor oggi dopo quasi sessantacinque anni dal suo assassinio lo rimpiangono, sono avvertiti… E Gianfranco Fini ha un altro argomento per santificare l’antifascismo.

lunedì 27 ottobre 2008


Il « 28 Ottobre »…

di: Alberto B. Mariantoni ©

Il 28 Ottobre (in realtà, tra il 27 ed il 31 Ottobre) del 1922, avveniva la « Marcia su Roma »: un’insurrezione nazionale, popolare e rivoluzionaria che metteva fine alla situazione di disordine strutturale e di guerra civile permanente e generalizzata che regnava in Italia dalla fine della Prima guerra mondiale.

Nell’arco di quelle giornate, all’incirca 100 mila squadristi erano insorti con sincronia militare in tutta la Penisola ed avevano preso il controllo delle principali città italiane, a cominciare da quella di Siena; mentre altre 50 mila Camicie Nere, ripartite in tre colonne – che provenivano rispettivamente da Monterotondo, Tivoli e Santa Marinella (senza contare i 5 mila uomini di riserva che si erano attestati su Foligno) – erano confluite sulla capitale e, stringendola d’assedio, avevano dato lo « scossone finale » all’allora governo di destra dell’on. Luigi Facta, ed indirettamente costretto il Re Vittorio Emanuele III a dare l’incarico di formare il nuovo Governo italiano a Benito Mussolini, il Duce della rivoluzione fascista.

L’idea di quella rivoluzione era nata appena 43 mesi prima, da una serie di articoli e di comunicati stampa, redatti dallo stesso Mussolini, che erano apparsi su « Il Popolo d’Italia », in risposta al disfattismo generalizzato e alla disobbedienza civile che in quell’epoca erano largamente alimentati e favoriti dal massimalismo socialista trionfante e dalle prime avvisaglie dell’allora sbocciante tracotanza bolscevica.

Il 2 Marzo del 1919, in uno di quegli articoli, Mussolini invitava « corrispondenti, collaboratori e seguaci del Popolo d’Italia, combattenti, ex combattenti, cittadini, e rappresentanti dei Fasci della Nuova Italia e del resto della Nazione ad intervenire all’adunanza privata che si terrà a Milano, il 23 Marzo ».

Il 6 Marzo successivo, in un comunicato dello stesso giornale, lo stesso Mussolini specificava: « (…) da quella adunata usciranno i Fasci di Combattimento il cui programma è racchiuso nella parola ». « (...) Il 23 Marzo sarà creato l’antipartito, sorgeranno cioè i Fasci di Combattimento che faranno fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra ».

Il 18 Marzo, un nuovo pezzo del futuro Duce d’Italia, sottolineava: « Noi vogliamo la elevazione materiale e spirituale del cittadino italiano (non soltanto di quelli che si chiamano proletari... e la grandezza del nostro popolo nel mondo. Quanto ai mezzi non abbiamo pregiudiziali: accettiamo quelli che si renderanno necessari: i legali e i così detti illegali. Da tutto questo travaglio usciranno nuovi valori e nuove gerarchie ».

Il 23 Marzo 1919 - dopo una riunione preparatoria che si era tenuta il 21 dello stesso mese - l’attesa assemblea, presieduta dal Capitano degli arditi Ferruccio Vecchi e composta da appena 53 persone di origini politiche le più svariate (per lo più, ex interventisti, futuristi, ex sindacalisti, ex socialisti rivoluzionari, ex arditi, reduci di guerra, ex volontari fiumani, ecc.), ebbe luogo nella sede dell’Alleanza Industriale e Commerciale di piazza San Sepolcro, a Milano.

In quell’occasione, fu lo stesso Mussolini a definire la natura e la portata del nuovo movimento fascista: « Noi siamo - egli disse - degli antipregiudizialisti, degli antidottrinari, dei problemisti, dei dinamici; (...) noi abbiamo stracciato tutte le verità rivelate, abbiamo sputato su tutti i dogmi, respinto tutti i paradisi, schernito tutti i ciarlatani - bianchi, rossi, neri - che mettono in commercio le droghe miracolose per dare “felicità” al genere umano. Non crediamo ai programmi, agli schemi, ai santi, agli apostoli: non crediamo soprattutto alla felicità, alla salvazione, alla terra promessa. Non crediamo a una soluzione unica - sia essa di specie economica o politica o morale - a una soluzione lineare dei problemi della vita, perché, - o illustri cantastorie di tutte le sacrestie - la vita non è lineare e non la ridurrete mai a un segmento chiuso fra bisogni primordiali» (Benito Mussolini, « Scritti e Discorsi », Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1934 - XII, Tomo II°, pag. 33 e 53-54).

Il Fascismo era nato.

Inutile, in questo contesto, ritracciare il calvario di quella rivoluzione. In particolare: le sconfitte elettorali, le persecuzioni poliziesche, le impari battaglie con i sovversivi, gli infiniti lutti subiti, le delusioni, le amarezze, le frustrazioni.

Sembrava davvero impossibile che un pugno di patrioti irriducibili potesse arrestare la valanga sovversiva social-comunista e cambiare il corso della Storia. Eppure, con il coraggio e la fredda determinazione che li animava, quel manipolo di eroi riuscì a dare l’esempio ai tiepidi ed ai rinunciatari, riuscì a scuotere i pigri e gli ignavi dal loro torpore, riuscì ad amalgamare attorno a sé la parte sana della nazione e masse sempre più vaste di italiani.

Sarà il miracolo di quella rivoluzione!

« Il fascismo comincia a crescere, tumultuosamente, impetuosamente dopo il novembre del 1920; richiama alla mente di tutti, amici e avversari, una sola immagine: quella di un corso d’acqua che d’un tratto si gonfi e rompa ogni argine e dilaghi oltre ogni previsione » (P. Rauti, R. Sermonti, « Storia del Fascismo », Centro Editoria Nazionale, Roma, 1976, Tomo II, pag. 117).

Dopo le sanguinose violenze, gli scioperi, le occupazioni, le aggressioni e gli agguati che avevano continuato a subire durante il famoso « biennio rosso » (1920-1921), i fascisti - rincuorati ed ingigantiti dall’indescrivibile affluenza di nuove reclute - riusciranno a restituire colpo su colpo ai loro avversari ed a distruggere progressivamente la forza offensiva dei partiti sovversivi.

La resurrezione della Nazione italiana era ormai alle porte.

I fascisti, infatti, con il loro sacrificio, oltre a mettere fuori combattimento i loro avversari, « avevano colpito a morte il vecchio regime. Avevano salvato la civiltà italiana alla nuova storia. Avevano difeso tutta l’Europa da una delle più convulse esplosioni di barbarie. Avevano ridestato a vita immortale - con il sangue dello stesso sacrificio - i padri del Risorgimento e i nipoti non indegni ch’erano caduti nella grande guerra » (Roberto Farinacci, « Storia del Fascismo », Società Editoriale Cremona Nuova, Cremona, 1940, XVIII, pag. 245-246).

Quegli uomini, il 28 Ottobre del 1922, dopo tante privazioni e rinunce, ebbero la gioia di vedere realizzato il loro sogno e quella di potere, in fine, assaporare il gusto della loro meritata vittoria.

Lo stesso non posso dire per me e per quanti, da più di sessant’anni, hanno cercato di essere fedeli a quella medesima tradizione.

La mia generazione, purtroppo, ha conosciuto solo le sconfitte, le delusioni e le amarezze. E’ nata troppo tardi per marciare con coloro che durante il Ventennio contribuirono alla rinascita della nostra Nazione e, probabilmente, troppo presto per farlo con coloro che sicuramente verranno per riscattare di nuovo la libertà, l’indipendenza, l’autodeterminazione e la sovranità della nostra Patria.

La sola gioia che posso vantare nel contesto della mia fede, è quella di avere avuto l’opportunità e l’onore, nel corso della mia gioventù, di conoscere personalmente un certo numero di squadristi di quella rivoluzione.

Difficile descriverli. Impossibile dimenticarli. Erano degli uomini per cui, ancora oggi, vale la pena di vivere e di continuare a soffrire, semplicemente per potere testimoniarne l’esistenza e tramandarne le gesta.


Alberto B. Mariantoni ©

mercoledì 22 ottobre 2008

martedì 21 ottobre 2008

sabato 4 ottobre 2008


MONSIEUR NERIO FORNASIER: LE PRESENTO IL MALE ASSOLUTO
Osservazioni di un “ricercatore (storico)”
di Filippo Giannini

Il Signor “X” mi ha autorizzato con mail a parte di rendere noto il Suo nome; cosa che faccio ma, dato che avevo già pronto l’articolo ho ritenuto conveniente lasciare le cose come sono.
Alcuni lettori più attenti che altri, ricorderanno la mia risposta ad un Signor “X”, Signore che vive in Francia, risposta riportata su “Il Popolo d’Italia” dal titolo “La guerra Italo.Giapponese” centrata, principalmente su una risposta fornita dall’ottimo giornalista Sergio Romano, il quale a mio modo di vedere, fu una risposta troppo blanda in merito all’infamante dichiarazione di guerra del Governo antifascista Ferruccio Parri nell’estate 1945. Detto articolo fu la conseguenza di una breve, amichevole corrispondenza avvenuta fra il sottoscritto e il Signor “X”. Data la lunghezza dell’argomento trattato dal mio interlocutore, avvertii che sarei stato costretto a dividere la risposta in due argomentazioni. Ecco, ora il
SECONDO ARGOMENTO. Il Signor “X” scrive: . Il Signor “X” scrive ricordando che il padre . Anche il fratello maggiore si arruolò (mascotte della Xa). Alla domanda drammatica rivolta dalla mamma al padre: .
Anche da queste, a volte drammatiche parole, si evince che la VERITA’ VERA su quell’uomo e su quel periodo è ancora lontana e che la “PW” (Psychological Warfare) è ancora ben attiva e tutt’ora .
. Possibile che mai gli italiani si siano chiesti: ma queste accuse da quale fonti provengono? Da persone oneste? Da politici capaci? Da gente al di sopra di ogni sospetto? Oppure da disonesti, incapaci, corrotti e corruttori? Non sono coloro che si accamparono a Fiuggi? E se quest’ultima ipotesi fosse quella più vicina alla realtà, con quale fini?
Se una delle accuse più gravi fosse quella che il Duce “trascinò l’Italia alla Seconda Guerra mondiale”, cosa dire dei veri guerrafondai come Salandra, Roosevelt, Churchill, Stalin, Eisenhower, Bush, e così di seguito e solo per citare alcuni personaggi di questo secolo.
Credo che nessuno mi possa accusare di inventare la storia; prima di qualsiasi mio scritto porgo la massima attenzione a documenti e, poi, solo disponendo di questi, scrivo.
Bernard Shaw il 13 ottobre 1937 sul Manchester Guardian profetizzò: . E fu quello che avvenne. La domanda da porsi è: “Mussolini voleva questo scontro contro il capitalismo?
Tra il 24 e il 31 luglio 1947 il Parlamento era impegnato a discutere se fosse il caso di rettificare il Diktat e prevalse, ovviamente la posizione degli italyoti. Prima, però, si alzò a parlare Saverio Nitti, ex Capo di Governo e riconosciuto antifascista e disse, riferendosi alla diffusione internazionale del movimento fascista (27/7/1947): .
Nella Conferenza Navale di Londra nell’aprile 1930, chi propose il disarmo terrestre e navale anche al livello più basso? Mussolini.
Chi propose alla Conferenza di Ginevra del febbraio 1932 l’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento, in altre parole rendere impossibile una guerra? Chi, se non Mussolini? E chi si oppose a questo progetto?
Non fu Mussolini l’autore e il protagonista di quell’organismo, poi conosciuto come Patto a Quattro che, sottoscritto dai rispettivi ambasciatori, fu sabotato per la mancata ratifica da parte dei governi di Londra e Parigi?
Chi fece naufragare gli Accordi di Stresa dell’11-14 aprile 1935, di cui fu promotore Mussolini? I Governi di Londra e Parigi!
Non fu Lloyd George, come ricorda Franco Monaco, a riconoscere a Dino Grandi: ? Come si comportarono, invece, Parigi e Londra? Non boicottarono in ogni modo le azioni di Mussolini?
Chi riconobbe che l’Italia di Mussolini “fu gettata nelle braccia della Germania di Hitler per colpa della politica inglese”? Renzo De Felice, Winston Churchill, George Trevelyan, Richard Lamb ecc..
Chi salvò la Pace nella Conferenza di Monaco nel 1938? Chi, se non Mussolini?
Chi ci costrinse alla guerra provocandoci, con il fermo e il dirottamento dei nostri bastimenti e navi di linea nel 1939 (1340 casi), come dimostrano i due Rapporti Luca Pietromarchi? Francia e Inghilterra.
Pietro Badoglio non scrisse, nel 1948, che
Ci sono altre mille e mille testimonianze e documenti che Mussolini non voleva la guerra. E allora, perché quel 10 giugno 1940?
Ce lo spiega con poche parole un altro studioso: Rutilio Sermonti, che sul suo libro L’Italia nel XX Secolo, scrive: . Perché? Perché già allora era diventato il “male assoluto”, ma per coloro che detenevano le chiavi delle cassaforti e dell’oro mondiale.
Ben comprendo le difficoltà che incontra l’uomo di oggi, martellato giorno dopo giorno da un’assordante propaganda menzognera, comprendere quale ben diverso ruolo svolgeva l’Italia in quegli anni, non solo nel contesto europeo, ma anche in quello mondiale. Ho già, a suo tempo, fatto cenno alle grandi idee, incentrate in un nuovo ordine, che partivano dall’Italia fascista, idee che potevano cambiare l’assetto del sistema economico-sociale di tutto il mondo. La nostra penisola ha costituito sempre, data la sua posizione geografica posta nel centro del Mediterraneo, un’area essenziale per i poteri costituiti. Era capitale, quindi, traghettare di nuovo il nostro Paese in quello spazio che gli era stato assegnato nel 1919 da Wilson, Clemenceau e da Lloid George, area che per l’Italia di Mussolini era troppo angusta.
Per tornare al Signor “X”, questi lancia una nuova accusa (fra le tante): . Questo fatto espresso da una persona che si qualifica ricercatore storico, lascia per lo meno perplessi. Infatti, ha detto bene il Signor “X”, , cioè dopo la fuga nelle braccia del nemico di Badoglio e del suo Re. E se i tedeschi avessero fatto dell’Italia terra bruciata, come avevano minacciato, anche di questo si vorrebbe far carico a Mussolini? A prescindere che quanto asserito dal Signor “X” è, perlomeno falloso. Infatti, se è vero che DOPO L’8 SETTEMBRE 1943 i tedeschi inviarono a Trieste un austriaco il Gauleiter, il dottor Friedrich Rainer, ma è anche vero che immediatamente Musssolini inviò in quelle aree truppe della Rsi e, contemporaneamente protestò direttamente con Hitler e ottenne categoriche assicurazioni che non si mettevano in discussioni i confini italiani, tanto per il Trentino e l’Alto Adge, quanto per il territorio Adriatico. In ogni caso – questo un ricercatore storico dovrebbe ben saperlo, infatti in quelle aree messe in pericolo, continuò la legislazione italiana con i suoi codici civili e penali, i francobolli erano italiani, gli stipendi venivano pagati dallo Stato centrale in Lire italiane e i nuovi nati erano cittadini italiani.
Vedo che ho abusato dello spazio che mi si concede, quindi vado alle conclusioni e lascio parlare il “male assoluto”. Sono parole tratte da una intervista concessa dall’adorabile tiranno al giornalista Gaetano Cabella, il 20 aprile 1945, cioè sette giorni prima di essere assassinato, intervista nota, certamente, a molti lettori.
<(…) HO QUI TALI PROVE DI AVER CERCATO CON TUTTE LE MIE FORZE DI IMPEDIRE LA GUERRA CHE MI PERMETTONO DI ESERE PERFETTAMENTE TRANQUILLO E SERENO SUL GIUDIZIO DEI POSTERI E SULLE CONCLUSIONI DELLA STORIA. NON SO SE CHURCHILL E’, COME ME, TRANQUILLO E SERENO. RICORDATEVI BENE: ABBIAMO SPAVENTATO IL MONDO DEI GRANDI AFFARISTI E DEI GRANDI SPECULATORI. ESSI NON HANNO VOLUTO CHE CI FOSSE DATA LA POSSIBILITA’ DI VIVERE (…)>.
Ultime due considerazioni:
1) Mussolini una volta ancora si dimostra un ingenuo: ancora aveva fiducia negli italyoti, infatti questi hanno consegnato quei documenti nelle mani di Mr. Winston Churchill;
2) Monsieur Fornasier ha scritto nella citata e/mail: . E no! Caro Signore, io non l’ho mai offesa…, Perché Lei mi vuole insultare?