FRANCO G. FREDA
Di origini irpine, Franco Giorgio Freda nasce a Padova, l'11 febbraio 1941. Attento alla politica fin dal ginnasio, presiede il Fuan San Marco (l'organizzazione degli studenti universitari del Movimento Sociale Italiano), rendendolo poi autonomo da quel partito – che ritiene non ‘in ordine'.
Dopo essersi laureato in giurisprudenza, discutendo con il professor Enrico Opocher la tesi su “Platone: lo Stato secondo giustizia”, costituisce, nel 1963, il Gruppo di Ar. Tale sodalizio balza subito ai rumori delle cronache diffondendo un opuscolo che compendia alcune teorie revisioniste sull'“Olocausto” e spinge il senatore ebreo comunista Terracini a formulare ai ministri dell'Interno e di Grazia e Giustizia una faconda interrogazione (dove si parla di “un immondo fascicolo antisemita” e si domanda quali misure fossero state prese “per cauterizzare la piaga fetida e purulenta prima ch'essa allarghi la sfera della propria azione”). Sempre nel 1963, Freda fonda le Edizioni di Ar, che aprono il proprio catalogo con il Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane di Arthur de Gobineau. Nel 1969, pubblica La disintegrazione del sistema, nota sua scrittura di contrasto.
Le Edizioni di Ar - il cui catalogo raccoglie centinaia di titoli e si ramifica ora in venti collane - riuniscono i classici del pensiero antiumanistico e antidemocratico (antimoderno), da de Gobineau, a Nietzsche, a Spengler, a Evola. Verso la fine degli anni ‘70, durante la lunga inclaustrazione, Freda tornisce la collana per lui capitale, ‘Paganitas', che comprende le voci più significative della non-cristianità, da Celso (la prima traduzione in Italia del Discorso di verità appare, nel 1978 appunto, a cura sua), a Giuliano Imperatore, a Porfirio, a Pitagora, fino ai contemporanei.
Dal 1971, il processo (politico e quindi giudiziario) per la strage di Piazza Fontana vede l'Editore tra i principali imputati, fino al 1987, quando la Corte di Cassazione stabilisce la sua non-responsabilità per la strage, confermando le due sentenze assolutorie di appello di Catanzaro e Bari.
Nel 1982, viene condannato definitivamente a quindici anni di carcere per associazione sovversiva.
Attento studioso dell'etnicità, Freda definisce, nelle proprie opere più recenti, i principii di un razzismo "morfologico". Nel 1989, fonda il movimento politico-culturale “Fronte Nazionale” – il cui atto costitutivo ufficiale reca la data del 1990 - e pubblica L'Antibancor (rivista periodica di studi economici e finanziari) e numerosi volumi dedicati alla questione razziale connessa con i problemi migratorii.
Il Fronte Nazionale esprime la propria preveggente apprensione di fronte alla mostruosità del disegno di una (pretesa) società multietnica e all'inumanità della globalizzazione. Esso si propone soprattutto come scuola, come luogo di formazione politica. Ma alcuni magistrati ritengono che sediziose e nocive siano le parole di Freda (“ontologicamente criminale”? domanda allibito alla corte il difensore di questi, l'avvocato Carlo Taormina) - e irridono la sua previsione dei conflitti razziali che pur vanno profilandosi. Freda viene condannato, così, a tre anni di carcere e il Fronte Nazionale è sciolto dal Consiglio dei Ministri, nel 2000, sulla base della legge Mancino-Modigliani.
Nel 2004, l'Editore inaugura la collezione di Ar, che ospita i testi di Friedrich Nietzsche con l'originale tedesco a fronte (e mira a ripulire le scritture nietzscheane dall'invadenza dei ‘passatori' infedeli), dando alle stampeL'anticristiano.
Attualmente il concerto di voci da lui ordinate varia dal libretto per fanciulli sul come astenersi igienicamente dal Dio-unico, alla calligrafia erotica, ai testi filosofici, politici, genealogici, a volumi sull’arte e l’estetica, a vigorosi pamphlet d’assalto.
Dal sito delle Edizioni di Ar
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